Into The Baobab

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Baobab lineup from the Left: Ernesto (guitars), Modi (bass, voice), Lara (drums)

La banda IntoTheBaobab c’è chi sostiene venga al mondo verso la fine del 2004 d.K., chi nel 2005 d.K…non si sa esattamente perchè il primo periodo fu pesantemente viziato da coraggio liquido e sostanze rilassanti, e quindi i ricordi sono nebulosi…ma ne avevamo bisogno inizialmente, o sarebbe rimasta solo un’idea balzana quella di salire su un palco a dire la nostra.  Quello che si sa è che quello dei Baobab fu un parto spontaneo ma non desiderato della nostra zona, la bassa bolognese, la provincia Est fatta di campi, chiese, bar, noia compressa, schiacciata tra terre fangose e cieli lividi. In principio eravamo io (Modi), Simmy e mio fratello Enciu, età comprese tra i 15 e i 20. L’idea era di fare qualcosa di nuovo. Per i gruppi dei nostri amici, come Uedras, Krayos, Takete Maluma, Aut In the Shock band, Mama Afr!ka, la prerogativa non era tanto il genere quanto l’originalità. Essere una cover band, o la copia di qualcosa di già esistente, era da noi considerata una roba senza alcun senso.

Un giovane e spensierato Modi

Un giovane e spensierato Modi

Provavamo ogni settimana in casa di un contadino inquietante e taciturno che aveva fatto del suo magazzino una sala prove e quello che venne fuori era una sorta di punk minimale, un pò sbilenco, con cassa dritta, basso quasi funky, chitarra strana ma semplice(lontana anni luce dal muro di suono tipico del punk americanazzo che andava di moda allora). Testi rigorosamente in italiano che parlavano della realtà quotidiana in maniera stralunata, già da subito in un’ottica che sarebbe pretenzioso definire anarchica, ma anarcoide si. Suonavamo in posti veramente “difficili”, dove c’era ben poca gente a cui dopo un pò non davamo fastidio..situazioni tipo feste di paese piene di vecchi, bar pieni di maragli, una pizzeria piena di famiglie che volevano solo mangiare in pace, robe così..riuscivamo a suonare spacciandoci semplicemente come “gruppo locale”, quindi i gestori di questi posti si immaginavano una cosa non so..folk, o rock. E Invece no! ahahah. L’intento in fondo era quello di provocare ma per prendere coraggio si beveva a volte troppo e la provocazione a volte degenerava in scazzo puro. La metà di quei concerti non sono riusciti ad arrivare al termine, una volta perchè dopo due pezzi arrivavano gli sbirri che si faceva troppo rumore, una volta perchè durante il primo pezzo i nostri amici ubriachi lanciano la birra e il fonico per salvare la strumentazione spegne e smonta tutto, un’altra volta mi sono lanciato rovinosamente sulla batteria del gruppo cover che suonava dopo di noi e il proprietario giustamente mi voleva praticamente uccidere…insomma, un bordello. In quel periodo stampiamo in casa due cd, il primo con tre pezzi che ci aveva registrato gratis un collega di lavoro di Simmy, con in copertina un uomo nudo con testa e pisello a forma di spinotto e una donna nuda con testa e vagina a forma di presa. Il secondo “Bologna pAnK” (la A al posto della U era una rivendicazione della provincialità con cui vivevamo la cosa) è praticamente una ristampa del primo, ma oltre a quei tre pezzi ce ne erano mi pare altri tre registrati live e una cover dei Crass cantata un pò in una lingua inventata e un pò in italiano “Ci devono una vita?”. Intanto eravamo riusciti a creare una sala prove tutta nostra: un prefabbricato di lamiera all’interno di un capannone industriale. Simmy si era adoperato per rivestire tutto in cartongesso, insonorizzare e verniciare le pareti di rosa fluo, con tanto di stencil serratura decorativi, ma durò poco perchè l’azienda che ci lavorava di giorno fallì, svuotò il capannone e se ne andò, e quindi rimanemmo senza elettricità…ma i mali non vengono per nuocere perchè fu allora che abbiamo iniziato a provare a Bologna, al Vecchio Son di Steno. Con lui siamo diventati piano piano molto amici, ci chiese uno dei nostri demo per mettere “Mangiatortellini” sul sito della sala prove, e gli piacque molto, tanto che ci propose di fare un disco vero con la sua Ansaldi Records.Da lì a poco però cambia tutto: finite le registrazioni Enciu molla e al suo posto arriva Ernesto, punk nell’anima fin da piccolo, era già un discreto chitarrista, e ora il suo corpo contiene più inchiostro che sangue. Conosciamo i ragazzi dell’ex Lazzaretto, con cui iniziamo a organizzare serate, Lara poi diventerà la nostra odierna batterista, conosciamo anche i punk di Modena della Scintilla, dove ci saranno nottate e concerti memorabili, i No White Rag, gli Infamia, i Piscio Sangue, i Pubblico Oltraggio, i Kalashnikov e una miriade di gruppi di persone in tutta Italia che si sbattono tantissimo per mandare avanti il movimento punk in maniera autogestita e senza compromessi.

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Ci convinciamo che quella è la storia da seguire, quelli sono i posti da supportare e quella e la gente con cui vale la pena di condividere la nostra storia. Iniziamo a organizzare concerti e attività in tutti i posti di Bologna (Xm24, Atlantide, Lazzaretto e ora Iqbal Masih), mettiamo su una fanzine che si chiama “Kaos”, e ultimamente una più rivolta alla provincia “La Medicina è il Veleno”, a seguito di una compilation omonima organizziamo in maniera fissa il festival “ITALI(A)LIENA”, prima da soli e ora insieme al Collettivo Malasorte. Mentre registravamo il nostro primo disco ci fu un interessamento da parte di un’etichetta più “famosa”, ma avevamo deciso qual’era la strada da percorrere e l’album “Intothebaobab” esce finalmente nel 2009 d.K. con Steno e altre cooproduzioni (tra cui ovviamente Nuclear Chaos!). Poi facciamo tanti concerti dal nord al sud, forse troppi e Simmy si stanca, quindi alla batteria arriva Matte. Lui per vari motivi dura nel gruppo appena un annetto, giusto il tempo di far uscire per la neonata All’Arrembaggio records dell’amico  Ric un vinile 7” split con i Piscio Sangue di Firenze.

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Arriva Lara che già suonava la batteria nei Gandhi Kamikaze, un’amica con cui facevamo già una marea di cose, quindi perchè non anche suonarci assieme? Storia recente è l’uscita nel 2012 d.K., sempre grazie alla cooproduzione di svariate etichette che supportano l’autoproduzione, di “Verdi Acidi Pensieri”, un vinile 33 giri tutto nostro, con la figherrima Lara alla batteria che ci ha fatto tornare la voglia di andare ancora avanti con la banda dei Baobab, che tra un anno (o due?) ne compie dieci! Per questo compleanno ho in mente un progetto…chissà se si riuscirà!? Vedremo.

Modi, Febbraio 2013

 

One thought on “Into The Baobab

  1. Ciao, Sono Patricia Olivares della Cittá del Messico, ho ascoltato la vostra Banda e mi é piaciuta molto …brutale jajaja. Vi faccio i migliori in bocca al lupo.

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